La Sacrestia


L'atrio occupa il posto di una cappella; anticamente serviva da comunicazione con l'Ospedale. 

A destra, prima di entrare nella sacrestia, è appeso un Crocifisso, ligneo, dei primi del '500, di autore ignoto. Il corpo di Cristo, di estrema magrezza e rigidità, è di evidente impronta nordica. 

Sopra la porta d'ingresso, un'epigrafe ricorda che Alessandro VII, essendo stata liberata Roma dalla pestilenza del 1657, collocò l'immagine di S. Maria in Portico nella più decorosa chiesa in Campitelli, affidandone la custodia alla Confraternita di S. Maria della Consolazione. 

Sulla parete sinistra, un'altra epigrafe ricorda l'annuale offerta di un calice e di quattro ceri che, secondo il comando di Alessandro VII (Breve apostolico, 2 sett. 1666), verrà fatta ogni anno, nella festa della Natività di Maria SS., l'8 settembre, alla chiesa della Consolazione dal Senato e dal Popolo Romano. Sotto, la lapide il ricordo dell'ultima consacrazione della chiesa, fatta il 28 ottobre 1850 da Mons. Carlo Luigi Morichini. 

Nella sacrestia, su un altare, entro un tabernacolo rinascimentale finemente scolpito, una Crocifissione. È bassorilievo marmoreo, attribuito a Luigi Capponi, milanese. Probabile anno di esecuzione: 1490. 

Mentre il Cristo nudo è fisso in una impassibilità che manifesta morte e dominio sulla morte, le due figure sottostanti, scolpite con fine realismo, svelano in un composto movimento tutto il dolore di quella tragedia.

 Nel corridoio vicino, è affrescata una Pietà. È un Cristo morto, in atto di ergersi a mezza figura fuori del sarcofago, e allargante le braccia quasi per mostrare le mani ferite. Ricorda la Pietà del Perugino, nella Pinacoteca di Perugia. La fine esecuzione ci fa pensare agli ultimi del '400. 

Attorno alla testa furono apportati degli infelici ritocchi. È precisa l'anatomia del cadavere che si stacca, cerco, da un fondo grigio. È interessante il candido verismo con cui Antoniazzo Romano fissò il corpo di Cristo. 

È un Cristo che mostra sullo sterno una leggera pelosità: è, questo, un particolare non comunemente visibile nell'iconografia del Cristo. Prima di uscire dalla sacrestia, in alto, sulla destra, affrescata in un tondo, una delicata riproduzione della Madonna della Consolazione. 

Sopra la porta, piccola lapide, documentante l'erezione della sacrestia, eseguita nel 1610, per decisione dei custodi dell'Arciconfraternita di S. Maria della Consolazione.










La Pietà. E' un Cristo morto, in atto di ergersi a mezza figura fuori del sarcofago, e allargante le braccia quasi per mostrare le mani ferite. Ricorda la Pietà del Perugino della Pinacoteca di Perugia. La fine esecuzione ci fa pensare agli ultimi del '400. E' attribuita ad Antoniazzo Romano.