La Cappella Maggiore


Rinascimentale, è slanciata e sontuosa, con volta e catino a cassettoni, racchiudenti rosoni dorati su fondo azzurro. L'abside è tutta fregi, festoni, candelabre e testine angeliche in stucco dorato, sempre su fondo azzurro. 

È la cappella voluta dal card. Alessandro Riario (ricordato nella lapide di destra) nel 1585, architettata da Giacomo della Porta (1541-1604) e compiuta da Martino Longhi il Vecchio. Altare ed edicola in marmi policromi sono su disegno del Longhi. 

Entro la nicchia, la venerata immagine della Madonna della Consolazione (m. 1,70 x 1). La Vergine, seduta su semplice scalino, si stacca dal fondo dorato, avvolta in un ampio manto azzurro, che dalla testa, con larghe pieghe, si raccoglie ai piedi. Sulle sue ginocchia sta ritto il Bambino, in atto di benedire, e sor- reggente il globo. La Madonna, con un velo, sta delicatamente proteggendo la nudità del Figlio. 

C'è disparere circa l'attribuzione ad Antoniazzo Romano. Secondo alcuni, Antoniazzo avrebbe solamente affrescata la primitiva chiesetta, ritoccando tutt'al più la immagine della Madonna già affrescata su un muro esterno dei granai della famiglia Mattei, in Vico Jugario. Altri, appoggiandosi al diario dell'Infessura, direbbero che la Madonna della Consolazione è opera certa di Antoniazzo.

L'immagine mariana, pur molto ritoccata, si rivela senz'altro antoniazzesca, e richiama la Madonna degli Uditori di Rota della Pinacoteca Vaticana, opera attribuita ad Antoniazzo. 

Venne incoronata il 7 dicembre 1634, per decreto del Capitolo Vaticano. 

L'altare racchiude le reliquie dei santi martiri Felicissimo, Agapito, Vincenzo. Alla sua destra, in basso, dal 1939 è fissato nella parete un elegante Tabernacolo per gli oli santi, marmo, datato 1493. 

A sinistra, una lapide accenna agli ampli privilegi concessi da Sisto V all'Arciconfraternita di S. Maria della Consolazione, nel 1585.

Ancora a sinistra, in alto, cantoria a balcone, con barocca mostra di organo. L'organo fu costruito verso la fine del secolo XVI e gli inizi del XVII. Fra le molte scritte, incise sulla cassa, leggiamo la più antica: ANTONIUS PARADISIUS VEIENS 1674, un organaro.

Due grandi tele adornano il presbiterio, eseguite da Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio (1552-1626). 

A destra: Natività di Maria SS., con contrasti chiaroscurali decisamente caravaggeschi, soprattutto nelle quattro ancelle affaccendate attorno alla neonata. È opera degli inizi del '600. 

A sinistra: l'Assunzione; nel mezzo, la tradizionale tomba, fiorita di corolle; in primo piano, gli apostoli, eretti, di forme michelangiolesche, presi da violento stupore; in alto, in atmosfera glauca, l'Assunta, seduta sulle nubi entro un alone di gialla luminosità. È opera più spontanea della precedente, perché più sentita dal Roncalli alla sua maniera.