Cappella Santa Maria delle Grazie


È la cappella di fondo alla navata destra, architettata da Augusto Carnevali. Una lapide, infissa nella parete destra, dice che marmi, pitture, altare e icona mariana furono qui trasportate nel 1876, dalla distrutta chiesetta di S. Maria delle Grazie, vicina al Foro Romano.

A destra, pittura seicentesca su tavola (m. 1,20 x 0,74), riproducente, inginocchiato in preghiera, il pio benefattore Pietro Giovanni Florenzi, abate, di Perugia, che nel 1609-1610 aveva fatto decorare la chiesetta di S. Maria delle Grazie.

Nel centro del pavimento è inserita la sua lapide sepolcrale.

Dall'altare a marmi policromi, guarda, raccolta nella sua icona, la miracolosa Madonna delle Grazie (cm. 80 x 45). È dipinta ad olio, su grossa tavola di cipresso. La Vergine, a mezzo busto, in prospetto, con capo chinato verso la spalla sinistra, su fondo oro, è stretta in un manto matronale che scende dalla testa, ornato da alcune piccole croci. Fissità dello sguardo e rigidità formale richiamano l'iconografia bizantina. C'è, tuttavia, una grazia tutta italiana nel volto oblungo serenamente timido e nelle mani delicatamente fini, che allude a Duccio e a Cimabue.

Nel passato, fu una delle più venerate immagini mariane in Roma. Fu incoronata dal Capitolo Vaticano il 14 agosto 1647. II 15 luglio 1796 avrebbe mosso miracolosamente gli occhi.  L'icona originale del 500 del primi milennio fu trafugata nel 1970. 

Sulle pareti, le tavole: a destra, S. Luca dipinge la Vergine; a sinistra, S. Pietro risana lo storpio. Sembrano opere discrete, della seconda metà dell'800.